Attraverso il falò si può tornare indietro nel tempo, quando dal fuoco dipendeva la vita o la morte delle comunità.
Le fascine dei fuochi a Pontremoli, hanno infatti radici antiche: le festività del "dio del fuoco" erano celebrate all´inizio della stagione più fredda dell´anno per invocare la sua presenza vitale contro il freddo dei mesi invernali. Scomparso il culto pagano, i falò sono legati a feste patronali o ricorrenze della religione cattolica.
A Pontremoli echi di contrasti medievali tra guelfi e ghibellini accendono la sfida per il falò più grande e durevole; essa coinvolge uomini laboriosi chiamati a preparare per l´occasione delle grandi cataste di legna e arbusti, ammucchiarli in modo strategico e darvi infine fuoco.
Durante il falò gli appartenenti alla parrocchia di S. Nicolò cantano ritornelli scherzosi che incitano la propria parrocchia e canzonano quella rivale; le loro voci sembrano quasi incitare il fuoco a farsi più sommo e potente e le sue fiamme possono arrivare anche a 30 metri di altezza.
La tradizione vuole che il falò meglio riuscito vinca la sfida e sia augurio di un'annata fertile e abbondante per la città.
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