Normalizzazione = Scarsa qualità

Questa mattina ho fatto una riflessione che mi ha portato a realizzare questo binomio: normalizzazione=scarsa qualità

Dico questo perché mi ha molto colpito la lezione tenuta dal Professor Rivoltella venerdì pomeriggio, presso l'USCS di Milano in occasione dell'ultima lezione del corso di Perfezionamento in Media Education: uno dei rischi che corre l'utilizzo spesso a sproposito del termine Media Education è quello di legittimare chi non fa Media Education a dichiarare il contrario (es. ho un computer in aula e quindi faccio Media Education).


Riflettendo su che cosa significhi per noi QUALITA' e ripercorrendo quali sono state le azioni da noi intraprese per garantire un prodotto di qualità, ho realizzato che anche nel nostro settore è possibile riscontrare questo fenomeno: giovedì pomeriggio ho partecipato ad un convegno/ incontro tra produttori e ristoratori organizzato dall'associazione di categoria Cordiretti a cui sono iscritta e l'idea consisteva nel far emergere l'importanza della salvaguardia dei prodotti tipici locali di cui la Provincia di Massa e Carrara è ricchissima.

Da qui i problemi: la mia Azienda è stata l'unica in Provincia ad aver ottenuto la certificazione IGP dopo aver aderito ad un programma di qualità organizzato dalla stessa associazione; sono stata l'unica non perché io e Paolo siamo stati i più bravi, bensì perché, probabilmente, siamo stati gli unici ad averne fatto richiesta.

Tra i produttori c'è poca fiducia e la forte convizione che non serva a nulla essere in possesso di certificazioni di qualità; sono consapevole che i problemi del mercato dell'olio siano ben altri, ma credo che un olio Toscano IGP, Colline della Lunigiana sia IL requisito minimo per poter avere qualche speranza di aprire un qualsiasi mercato, tanto più se indirizzato a consumatori di nicchia.

La qualità e l'eccellenza sono requisiti da ricercarcare costantemente, ovviamente un bollino di certificazione non è una automatica garanzia di alta qualità, ma costituisce il punto di partenza da cui prendere lo slancio per migliorare il proprio prodotto.

In una realtà come questa, dove le frodi sono all'ordine del giorno, dove la tipicità locale è più considerata un DIRITTO di coloro che dietro a questo termine speculano piuttosto che consoderlarla un DOVERE MORALE E CULTURALE da coltivare con forza e convinzione, vale il seguente binomio: Produco olio in Toscana=faccio un prodotto di qualità

Ma non è sufficiente.

La strada da percorrere credo sia quella di acquisire abilità sempre più professionalizzanti, di investire e considerare il proprio prodotto quale risultato di una serie di passaggi che danno valore all'olio stesso:

-la coltivazione e la cura del proprio territorio
-la lavorazione
-il confezionamento e l'etichettatura

Tutto questo non può essere seguito solamente dal'imprenditore, ma deve essere gestito da un team di specialisti quali Agronomi, Tecnici, Grafici ecc... le opprtunità ci sono, basta saperle sfruttare!

Il consumatore non deve essere sottovalutato, piuttosto deve essere accompagnato nella scelta e lentamente educato a riconoscere cosa sia veramente di qualità e cosa no; è un po' come nella Media Education in cui gli insegnati devono essere accompagnati a comprendere cosa sia veramente Media Education e cosa no e affidarsi a professionisti che hanno fatto della Media Education il proprio lavoro.

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